CLOSE PROTECTION MADE IN ITALY: LA DIFESA DI TERZE PERSONE

Troppe volte, per la voglia di emergere con qualifiche affascinanti, ci si fa convincere che sia possibile fare quello che non è possibile fare per legge. Il bodyguard in Italia, non esiste.

Cerchiamo di sintetizzare:

  1. IL VUOTO NORMATIVO

In Italia la difesa personale o è tutelata dal diretto interessato (esiste uno specifico porto d’armi, semmai si rendesse necessario addirittura dotarsi di un’arma visti i rischi che si corrono nella vita di tutti i giorni), sempre nel rispetto della legge senza eccedere, oppure dagli organi istituzionali preposti. Quindi chi si sente minacciato, deve rivolgersi alle FF.O. specificando il caso. Queste attiveranno una procedura per la verifica dei requisiti per la richiesta di protezione attraverso i controlli degli agenti di PS di zona, oppure per la richiesta di scorta armata, personale.

In Italia non esistono casistiche diverse, per legge. Non esiste il caso in cui sia un privato cittadino ad erogare un servizio di protezione, anche armato, per chi si sente minacciato, e desidera essere protetto pagando personalmente tale prestazione.

Questo vuoto normativo, in Italia, dà il via alle fantasie più varie. Più avanti ne citeremo alcune.

  1. SCORTA E DIFESA DI TERZE PERSONE

Come detto prima, raccolta la segnalazione di pericolo, dal 2002 la richiesta di verifica viene inoltrata al UCIS (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale), il quale controlla la fondatezza della richiesta. L’ufficio collabora con i Servizi Segreti italiani (AISI e AISE) e Forze dell’Ordine, e sono in grado di organizzare un’adeguata protezione.

Tale ufficio è responsabile anche della formazione del personale di scorta.

I livelli di protezione previsti sono, in base al rischio riscontrato:

–          I LIVELLO: assegnazione di 2 o 3 auto blindate con 3 agenti

–          II LIVELLO: 2 auto blindate con 3 agenti ciascuna

–          III LIVELLO: 1 auto blindata con 2 agenti

–          IV LIVELLO: un’auto non blindata con 1-2 agenti

Come detto prima, anche la semplice vigilanza dinamica, tramite il passaggio dell’automobile della Polizia, risulta essere una scelta di protezione.

Prima della creazione di questo ufficio, questo lavoro veniva fatto dal personale della DIGOS (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali). Ancora oggi impiegato, ma solo in occasione di visite di alte personalità italiane ed estere.

  1. SCORTA DI BENI

Esiste una scorta prevista dal TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) per conto terzi, e svolta da personale privato armato. Si tratta della scorta di beni mobili ed immobili di particolare valore, autorizzata solo per personale di Istituto di Vigilanza autorizzato dalla Prefettura, e quindi da GPG (Guardie Particolari Giurate).

Riferimenti dall’art.249 al art.256bis del TULPS. Gli articoli a seguire danno altre informazioni in merito agli Istituti di Vigilanza, come anche le normative specifiche di settore sviluppate nel tempo per lo stesso argomento.

  1. MANCANZA DI NORMATIVA SPECIFICA ED IL RAGGIRO

Ogni privato, qualsiasi licenza di polizia abbia, commette un reato (forse anche qualcuno in più) se in servizio di scorta/bodyguard per terze persone, ed armato.

Detto questo, mettiamo una serie di raggiri messi in campo, per svolgere in Italia un servizio di scorta armata per conto di privati cittadini che si dovessero sentire minacciati.

Le soluzioni sono solo alcune, ma le più gettonate, e che si mascherano dietro ad aspetti secondari concessi dalla legge. È ovvio, che se dovesse esserci un controllo, o se la persona è monitorata per qualsiasi motivo dalle FF.O., esce fuori la verità e i ritiri di licenze prefettizie e porto d’armi.

L’interpretazione soggettiva in Italia permette di:

o    Essere al servizio di un VIP in qualità di:

  • Accompagnatore
  • Personal trainer
  • Autista
  • Segretario
  • Possedere un’arma al seguito, in quanto titolare di un porto d’armi per difesa personale.

Ma allora se accompagno un VIP e sono con la mia arma regolarmente detenuta, e si presenta una minaccia, posso sempre intervenire perché interpreto la minaccia come rivolta nei miei confronti. Quindi si crea una situazione di autodifesa.

  • Essere una GPG in servizio per la scorta dei preziosi indossati (o che ha con sé grandi somme di denaro) da un VIP.

Ma allora se scorto i preziosi con la mia arma di servizio, e si presenta una minaccia, posso sempre intervenire per bloccare un potenziale furto.

…e la fantasia può far sviluppare iniziative di ogni tipo.

Come avviene per un qualsiasi oggetto atto ad offendere, di cui bisogna dimostrare di non averlo con sé per quel motivo (è l’uso che ne facciamo che determina se un oggetto può essere o meno un’arma bianca), anche in questo caso rischiamo molto nella pratica illegittima della funzione.

  1. SERVIZI DI CLOSE PROTECTION RICONOSCIUTI

Le aziende di security più serie, offrono servizi di Close Protection, non armati, che di fatto sono degli accompagnamenti e servizi di controllo, altamente professionali, che lavorano soprattutto in prevenzione. Si studiano percorsi, spostamenti all’interno delle location, controlli delle vie di fuga, ecc… avendo un occhio di riguardo per il cliente, ma senza mettere a repentaglio la sicurezza delle altre persone.

URGE UN AGGIORNAMENTO NORMATIVO

…che regolamenti il rapporto tra privati per questo tipo di servizi, aiutandoli nel loro regolare svolgimento, e alleggerendo il relativo ufficio delle scorte in carico alle FF.O. e FF.AA..

PURTROPPO, ANCORA OGGI, E’ TERRA DI NESSUNO.